Castel Sant’Angelo
Procedendo sul lungotevere lasciando a sinistra largo Giovanni XXIII con l’imbocco di via della Conciliazione e avando di fronte la mole imponente del grandioso “ Hadrianeum“, voluto e probabilmente ideato da Adriano come tomba per se stesso e per i suoi successori, la cui realizzazione fu forse affidata all’ architetto Demetriano. Iniziato intorno al 123 e terminato un anno dopo la morte dell’ imperatore da Antonino Pio, accolse le sepolture della famiglia imperiale fino a Caracalla, ucciso nel 217 D.C. Originariamente il mausoleo era costituito da un basamento quadrato sul quale poggiava una costruzione cilindrica rivestito di blocchi di tufo e travertino. Agli angoli del basamento si ergevano gruppi statuari e anche le parastre del corpo circolare erano probabilmente sormontate da statue. Aureliano, costruita nel 271 DC la cerchia muraria a difesa della citta’, fece del mausoleo imperiale un avamposto fortificato, recingendolo di mura turrite ; la porta che si apriva in questa cinta fu detta poi porta San Pietro. Teodorico fu il primo a farne un carcere, che mantenne pero’ anche il carattere di fortezza consentendo, nella guerra gotica, il controllo della citta’ in mano a Belisario da parte di Totila. Urbano V considerando Castel Sant’ Angelo come unica garanzia del controllo di Roma, lo affido’ ad una guarnigione francese, ma fu rioccupato nell’ Aprile 1379 dai Romani in rivolta che tentarono di raderlo al suolo. Bonifacio VIII e l’ architetto Nicolo’ Lamberti lo trasformarono in caposaldo imprendibile del potere temporale dei papi, che non di rado vi dimorarono nell’ appartamento ampiato a meta’ 500 da Paolo III e che qui custodirono il loro archivio piu’ segreto e il tesoro della Chiesa. L’ attuale configurazione del complesso prese forma con i restauri iniziati a fine 800, quando l’innalzamento degli argini del fiume e del lungotevere ne spezzarono il rapporto con il corso d’ acqua e con il ponte.
Oggi la mole si presenta con una cinta quadrata in basso, rafforzata agli angoli dai bastioni di San Giovanni a destra e di San Matteo a sinistra ; ai vertici opposti, i bastioni di San Luca e di San Marco; lungo la cortina tra i bastioni di San Giovanni e di San Luca è stato ricostruito il portale d’ ingresso del castello che, eseguito nel 1556 da Giovanni Sallustio Peruzzi per Paolo IV, fu spostato da Urbano VIII nel 1628 sul corpo di guardia esterno, pure demolito ( 1892 ) per l’ apertura del lungotevere. Il corpo cilindrico romano termina con il bel paramento in cotto ultimato sotto Alessandro VI e scandito da beccatelli, ed è sormontato dalla torre quadrata che ingloba l’ originario coronamento circolare, alla quale si addossano i rinascimentali appartamenti papali aperti verso il Tevere dalla loggia marmorea di Giulio II ; al piano superiore le stanze settecentesche riservate al vice castellano e, sulla grande terrazza, la statua bronzea dell’ arcangelo Michele che rinfodera la spada.
Dal lungotevere giunti al portone che fronteggia il ponte, si piega a destra e costeggiando le mura si raggiunge il portone detto del Peruzzi sul lato orientale. Superata la biglietteria, si incontrano a sinistra due delle celle radiali romane nelle quali sono esposte una raccolta di epigrafi e di marmi medievali e moderni e tre plastici didattici che riproducono il castello ai tempi di Alessandro VI e di Urbano VII. Proseguendo nell’ ambulacro, ricavato da Bonifacio IX tra il cilindro romano e la cinta quadrata, si ritorna in corrispondenza del Portone d’ ingresso sul lungotevere e si scende per una scala moderna, raggiungendo, al livello originario del mausoleo, il grandioso Dromos con volte a botte che termina in un vestibolo concluso da una grande nicchia dove era la ststua di Adriano. A destra ha inizio la rampa elicoidale ricoperta solo nell’ 800 e liberata del riempimento che la ostruiva dal tardo Medioevo, le cui pareti presentano un apparato murario di tecnica raffinata. Lunga 15,5, la rampa sale con lieve pendenza, compiendo un intero giro perimetrale del grande corpo cilindrico e superando un dislivello di m. 12. Terminata quella elicoidale, si imbocca a sinistra la rampa diametrale, ricavata nell’ intera mole cilindrica quando fu interrata la rampa elicoidale per consentire l’ accesso alla parte centrale della fortezza solo attraverso un ponte levatoio. Percorrendola si attraversa, grazie ad un ponte costruito da Giuseppe Valadier nel 1822, la sala delle Urne cinerarie, tradizionalmente ritenuta quella nella quale furono deposte le spoglie dell’ imperatore Adriano e so raggiunge poi il pianerottolo. Percorrendo un altro tratto di rampa si giunge al Cortile D’ Onore, detto anche dell’ Angelo per la presenza della statua marmorea dell’ arcangelo Michele che rinfodera la spada. Sul fianco sinistro del cortile si apre la Sala detta Di Apollo, decorata dal 1547 da Perin del Vaga, che mori’ poco dopo l’ inizio dei lavori e , da questa, si puo’ visitare la sala della Giustizia, cosi’ chiamata per l’ affresco raffigurante l’ angelo della Giustizia attribuito allo Zaga. Attraverso un corridoio si esce a destra nel cortile del Pozzo, cosi’ chiamato per il bel puteale in Marmo di Alessandro VI. Il cortile è delimitato da un lato da una costruzione semicircolare a due piani con resti di figure mitologiche ad affresco della seconda meta’ del 500. Dal cortile del pozzo, per una porta si accede alle cosidette prigioni storiche ; una rampa scende in uno stanzone sotterraneo in fondo al quale, oltre ad un vestibolo, si stacca a sinistra un corridoio diretto alle tetre celle. Percorrendo la galleria Semicircolare o “ Giretto di Pio IV “ si affacciano le piccole camere usate dapprima come abitazioni dei familiari della corte papale, poi come prigioni militari. Si arriva alla sala Paolina che costituiva il grande salone di rappresentanza il cui progetto decorativo si deve a Perin del Vaga, nella cui volta a riquadri si possono ammirare le sei storie di Alessandro Magno di Marco Pino ; ai quattro angoli le imprese farnesiane del giglio di giustizia e del delfino con la salamandra ; al centro lo stemma di Paolo III tra due riquadri che recano un’ insrizione in greco e bassorilievi in stucco con creature marine e trionfo di Galatea. Nei due tondi si notano l’ accecamento di Elima e San Paolo predica ai pagani e, una paricolare importanza rivestono la Conversione di San Paolo e San Paolo predica agli Ebrei. Dalla Sala Paolina, per un corridoio affrescato si passa alla Sala della Biblioteca, ambiente di rappresentanza nella cui grande volta sono affrescate le storie romane e gli episodi della vita dell’ imperatore Adriano.