
Museo Doria Pamphilj
GALLERIA
La Galleria occupa la parte superiore del grande portico a colonne Bramantesco, costruito sul principio del 1500 per conto del card. Acciapani, titolare della annessa chiesa di Santa Maria in Via
Lata. Passato poi con Giulio Il in proprietà dei Rovere del ramo di Urbino, fu acquistato, verso la fine del 1600, dal principe Camillo Pamphilj, che ne’ quattro bracci corrispondenti al quadrato di esso, formò la raccolta delle pitture e costrui la splendida facciata sul Corso Umberto con i disegni e la direzione del Borromini e del Valvassori, con leggiere e movimentate linee del più piacevole e simpatico barocco.
Sarebbe troppo lunga la descrizione dei quadri che fanno parte della Galleria propriamente detta; ci limiteremo pertanto ad un cenno sui principali.
RITRATTO DEL PONTEFICE INNOCENZO X
Il più robusto, il più perfetto, il più attraente e il più sapiente dei ritratti dipinti; il più evoluto, il più immaginoso, il più eloquente dei pittori ne fu l’autore: Velazquez. In questo dipinto il grande pittore ha concentrato tutta la sua anima creatrice, tutto il fuoco dello spagnuolo. Nel suo primo viaggio in Italia Velazquez si trattenne specialmente a Venezia, ove studiò Tiziano e il Tintoretto. Poscia si recò in Roma, ove fu ospite di Villa Medici. Ivi cadde malato e per cambiare aria si recò immediatamente a Napoli. Fece colà conoscenza del Ribera, allora già famoso e ricco, ed entusiasmandosi sulla prontezza e sulla tecnica dei suoi dipinti, acquistò la maniera, diremo così, scultorea nella costruzione delle figure, accoppiandola alla vivacità e verità del colorito.
Di là rientrò il Velazquez in Spagna, ma nel 1649 era di ritorno in Italia, incaricato dal suo Sovrano di acquisti artistici. Dopo aver trascorso qualche tempo in Genova e in Milano, si fermò in Roma, ove dal pontefice Innocenzo X Pamphili ebbe commissione di eseguire il suo ritratto. Da parecchio tempo il Velazquez aveva quasi trascurato la pittura occupandosi per la sua carica di Maresciallo di Corte più di affari politici e amministrativi che del pennello. Titubante, prima di accingersi a ritrarre l’uomo che in quel momento rappresentava il più importante personaggio d’Europa, si provò a riprodurre sulla tela.